Quando raccontiamo Valencia ai nostri lettori o abbiamo il piacere ad accompagnarli a scoprire la città, c’è un dettaglio che consigliamo sempre di “cercare con gli occhi”: il trencadís. Lo si scopre prima come accento decorativo, su una panchina, una fontana, la parete di un ristorante, e poi come linguaggio visivo che attraversa epoche e stili, dal modernismo valenciano fino alle superfici bianche della Città delle Arti e delle Scienze, arrivando ai souvenir che tante volte compriamo senza sapere che cosa rappresentano. Non è solo un mosaico, è un modo di rivestire, curvare, riflettere la luce e raccontare la città pezzo dopo pezzo.
Cos’è (davvero) il trencadís
Il trencadís è una applicazione ornamentale del mosaico realizzata con frammenti irregolari di ceramica (soprattutto “azulejos”, piastrelle), fissati con malta. È tipico del modernismo catalano e valenciano e il termine, dal catalano, significa letteralmente “spezzato”. La tecnica può essere posata direttamente in opera (composizione sul posto, più spontanea) oppure indirettamente su lamine in laboratorio e poi trasferita in sito.
Perché i modernisti lo adoravano
A differenza del mosaico “regolare”, il trencadís usa pezzi rotti e non standard; per questo si adatta meglio alle superfici curve care al modernismo (lì dove una piastrella intera non si adatterebbe alla perfezione). L’effetto cromatico nasce dalla smaltatura delle ceramiche e dal modo in cui la luce rimbalza sulle superfici.

Cugini e “falsi amici”, il “terrazzo” e lo “zellige”
Spesso si confonde il trencadís con:
- Terrazzo
Frammenti inglobati nel cemento per fare pavimenti robusti ed economici (funzione prima estetica solo in tempi recenti). - Zellige
Tasselli tagliati a misura e composti in geometrie simmetriche (Nord Africa/Al-Andalus).
Il trencadís, invece, resta decorativo e improvvisato per vocazione.
Dove apprezzare il trencadís a Valencia
Sono svariati i luoghi, i locali e gli oggetti ricoperti e decorati con trencadís, ma ad attirare maggiormente l’attenzione per la maggior concentrazione dell’utilizzo di questa tecnica possiamo nominare:
- Stazione dei treni – Estación del Norte (1917)
Modernismo valenciano allo stato puro. Facciata e interni sono un campionario di ceramiche, mosaici e trencadís con motivi legati alla campagna valenciana, ai costumi e ai viaggi. Fermatevi nell’atrio, tra legni, vetri e piastrelle policrome, il benvenuto “Buen viaje” è un classico, come le basi dei lampioni esterni decorati con trancadís bianco.
Articolo dedicato intitolato “Stazione dei treni – Estación del Norte“ - Città delle Arti e delle Scienze, il bianco “iper-Valencia”
Nel complesso firmato Santiago Calatrava il trencadís diventa monocromo (bianco, talvolta blu come ad esempio nell’edificio Ágora), riveste facciate, bordi d’acqua e camminamenti, amplificando luce e riflessi. È l’esempio perfetto di reinvenzione contemporanea della tecnica.
Articolo dedicato intitolato “Città delle Arti e delle Scienze“ - Mercato di Colón (1914/16)
Modernismo e decoro ceramico. Sulla facciata troverete una ricca ornamentazione ceramica dove il trencadís dialoga con mosaici e rilievi: la lettura ideale è dal fronte su Calle Jorge Juan. All’interno, la riqualificazione ha valorizzato i dettagli originari.
Articolo dedicato intitolato “Mercato di Colón – Modernismo valenciano“ - In giro per la città – Occhi aperti!
A Valencia il trencadís compare spesso in scala minuta, panchine, fontane, elementi di arredo urbano, ingressi di locali.
Fuori Valencia: per chi ha visitato Barcellona, magari non conoscendo il termine tecnico, sicuramente lo ha visto nelle grandi opere di Gaudí come Park Güell, Casa Batlló o Sagrada Família o nell’Auditorio de Tenerife, sempre dell’architetto Calatrava, sono tra gli esempi più celebri.
Come si realizza (in breve)
- Supporto: pulito e leggermente irruvidito.
- Scelta frammenti: ceramiche smaltate (anche di recupero) con smalto integro.
- Posa: diretta su malta fresca (look più “artigianale”) oppure indiretta su lamina (montaggio a secco → trasferimento).
- Fugatura: stucco finale (colore chiaro per effetti luminosi, scuro per contrasto).
- Manutenzione: acqua + detergente neutro; evitare acidi forti sulle fughe.
Il senso a Valencia, unire passato e futuro
A Valencia il trencadís non è nostalgia, è ponte tra il modernismo (stazione, mercati, azulejos policromi) e la stagione visionaria di Calatrava. Da dettaglio inaspettato a pelle architettonica dominante, questo mosaico “spezzato” racconta bene la città, frammenti diversi che insieme fanno un disegno unico. Definizioni del termine “Trencadís” in Wikipedia.

FAQ
Che differenza c’è tra mosaico e trencadís?
Nel mosaico classico le tessere sono tagliate regolari; nel trencadís si usano frammenti irregolari (spesso di recupero) adattati anche a superfici curve.
Dove lo vedo gratis in centro?
Come detto precedentemente, presso l’atrio della stazione dei treni, Estación del Norte, al Mercato de Colón (le due diverse facciate) ed in tutta la Città delle Arti e delle Scienze. Ricordiamo che se portiamo attenzione il trencadís possiamo trovarlo in moltissime altre situazioni.
Perché alla Città delle Arti è quasi tutto bianco?
Per valorizzare luce e riflessi, il trencadís bianco accentua l’effetto “acqua+sole” tipico del complesso. Se guardiamo con attenzione, anche l’edificio Ágora è ricoperto di trencadís, in questo caso di color azzurro.


